Antropologia Sociale

PANDEMIE – Oms, Cartello Farmaceutico e componenti dei vaccini

Con cadenza ormai annuale, scoppiano allarmi mediatici su presunte epidemie o pandemie che arriveranno a flagellare l’umanità e per ogni nuovo virus c’è un miracoloso vaccino già pronto.

Forse, le multinazionali farmaceutiche han casualmente scoperto che il vero affare non è curare i malati, pochi milioni, ma vaccinare i sani, molti miliardi?

Dichiarare ufficialmente una “pandemia” significa per chi vende un farmaco: meno studi a dimostrazione dell’efficacia dello stesso, minori garanzie sugli effetti avversi e sui componenti chimici del prodotto, una garanzia per la casa farmaceutica contro cause per danni causati dal farmaco.

di Paolo NazzaroGiornalista medico scientifico, laureato  in biologia con approfondimenti in farmacologia

Possiamo affermare che se l’AIDS si fosse diffuso nel mondo secondo le allarmistiche campagne dei mass media e le statistiche iniziate all’epoca, oggi la specie umana sarebbe quasi decimata.

Chi è stato a pagare, fare pressione ad altissimi livelli, per enfatizzare alcuni aspetti della possibile infezione e metterne a tacere altri? Chi aveva ed ha questo potere economico e politico?

Poco dopo la scoperta del “retrovirus” alcune multinazionali farmaceutiche americane brevettarono i farmaci “retrovirali”, gli unici in grado di rallentare ed addirittura fermare l’evoluzione dell’ infezione dell’HIV in AIDS negli individui che, avendo un sistema immunitario compromesso venivano contagiati. 

C’era solo un problema: i costi insostenibili delle terapie ed il brevetto ventennale che le metteva in condizione di monopolio.

I prezzi autorizzati dai Governi per questi farmaci non erano affatto da “salvavita”, ma abnormi, un vero e proprio ricatto! 

Quanto erano potenti queste lobbies farmaceutiche per far accettare questi prezzi ad un Governo che temeva per la salute dei suoi cittadini?

Così dove c’erano le assicurazioni o un sistema sanitario nazionale, come in Italia, dove il debito del SSN è abissale, l’infezione si fermò, ma, negli altri paesi, Africa, India, etc. il numero dei casi di infezione aumentò a dismisura anche perchè là erano concentrati gli individui con un sistema immunitario potenzialmente più debole o più facile da attaccare per vari fattori.

Dopo le prime migliaia di morti, sotto la spinta di alcune organizzazioni umanitarie, il Sudafrica decretò con il “Medicine Act” nel 1996 che i farmaci retrovirali potevano essere prodotti localmente, abbassando cosi’ drasticamente il loro prezzo.

Dopo una causa legale che le multinazionali farmaceutiche intentarono e persero contro il Governo Sudafricano, sostenuto anche dall’OMS, finalmente nel 2001 fu sancita “la dichiarazione sull’accordo TRIPS e la salute pubblica”, che riconosceva la priorità della salute pubblica sugli interessi commerciali della case Farmaceutiche. 

Da quel giorno la terapia per un sieropositivo o malato di AIDS non costa più 10.000 $ annui ma solo 209 $. 

Questo risponde alla domanda: “chi è stato?”

Ma ha smesso? I più imponenti colossi capitalistici del mondo, le case farmaceutiche (il cui fatturato supera di gran lunga quello dell’industria bellica) hanno cambiato strada e lo scopo della loro esistenza è produrre benefici alla salute del paziente?

Con cadenza ormai annuale, scoppiano allarmi mediatici su presunte epidemie o pandemie che arriveranno a flagellare l’umanità e per ogni nuovo virus c’è un miracoloso vaccino già pronto.

Forse, le multinazionali farmaceutiche han casualmente scoperto che il vero affare non è curare i malati, pochi milioni, ma vaccinare i sani, molti miliardi?

E così ecco l’influenza suina, la temibile H1N1, il virus che ha annientato economicamente il Messico, vicino di casa degli Stati Uniti.

Dopo i primi casi di morte per questa normalissima influenza (quelli dimostrati sono sempre su persone il cui apparato immunitario era già compromesso per altre gravi patologie), grazie al clamore mediatico sostenuto dal solito Cartello Farmaceutico, l’OMS decreta che la pandemia sarà di livello 6, il più elevato nella scala delle malattie infettive. 

Dichiarare ufficialmente una “pandemia” significa per chi vende un farmaco: meno studi a dimostrazione dell’efficacia dello stesso, minori garanzie sugli effetti avversi e sui componenti chimici del prodotto, una garanzia per la casa farmaceutica contro cause per danni causati dal farmaco.

In particolare in Italia il Ministero della Salute, il 21 agosto 2009, stipula con azienda fornitrice del vaccino per l’influenza A un contratto che esonera l’azienda da ogni responsabilità per eventuali danni da vaccino, anche imprevedibili e inattesi. 

Il documento afferma che “Il Ministero è tenuto a indennizzare, manlevare e tenere indenne l’azienda da qualsiasi perdita”. Il contratto italiano vale 184,8 mln di euro, Iva compresa, per 24 milioni di dosi. 

La strategia di attacco delle lobbies del farmaco alla nostra sicurezza psicologica non cambia negli anni, perchè mette in discussione la salute, da chiunque riconosciuta come bene primario: il Cartello sceglie opportunamente un caso di morte, singola o plurima, per cause ignote al momento in qualsiasi parte del mondo, meglio se industrializzato tra quelli pubblicizzati casualmente dai media, lo ingigantisce, ne costruisce la causa medica e la rende plausibile, produce il panico tra le popolazioni e lo sfrutta per contrattare prezzi più elevati, diminuendo la sicurezza del prodotto e non dando garanzie sui tempi di consegna grazie alla dichiarata emergenza. 

A differenza quindi, dei “testati” vaccini per l’influenza di stagione, in questo per la “Suina”, dati gli scarsi controlli il Cartello farmaceutico, costituito per lo più da società americane, si sbizzarrisce nell’inserire adiuvanti e veicolanti (sostanze che facilitano la penetrazione e l’assorbimento dell’immunizzante vero e proprio) addirittura alcuni già testati nel vaccino contro l’Antrace, durante la Guerra del Golfo e che con 99 probabilità su 100 han causato nei soldati americani la ufficialmente riconosciuta “Sindrome della Guerra del Golfo”, cioè: disordini del sistema immunitario, sindrome da fatica cronica, problemi di memoria, eczemi, perdita di controllo muscolare, malformazioni dei feti, etc. 

Non è una novità che le case farmaceutiche sfruttano la spinta bellica per testare sui militari nuovi farmaci, saltando tutti i controlli ufficiali.

Per esempio: i piloti della Luftwaffe tedesca e i kamikaze giapponesi, durante la Seconda guerra mondiale, facevano uso di un prodotto, derivante dagli estratti delle ghiandole surrenali di origine bovina che arrivava periodicamente dall’Argentina in Germania e in Giappone.

Successivamente da questi estratti nacque il cortisone. I test furono interrotti per l’elevato numero di morti che il “cortisone” causava alle dosi di studio.

L’ MDMA, l’extasy, sintetizzata per la prima volta in Germania nel 1912 dall’azienda farmaceutica Merk, dimenticata per un po’, venne nuovamente testata sulle truppe impegnate in Corea e in Vietnam (i soldati le ingerivano per combattere il sonno e aumentare l’aggressività).

L’eroina, sintetizzata dalla casa farmaceutica Bayer nel 1898 per combattere gli effetti della cocaina (a sua volta commercializzata per debellare gli effetti devastanti dovuti all’ oppio), credendola in grado di combattere alcune patologie dell’apparato respiratorio, invece si diffonde, grazie al forte apporto ideologico di William Burroughs, poeta della Beat Generation, in Vietanam dove ne fanno un uso smodato le centinaia di soldati che cercano in essa un sollievo dai dolori del fronte.

Pochi esempi che ben dimostrano come le Case Farmaceutiche non si siano mai curate di quali potenziali veleni mettevano in circolazione, totalmente disinteressate degli effetti sulla salute di chi assumerà i loro prodotti, disposte a sfruttare anche le guerre usando gli ignari militari per i loro test. 

Così incuranti della salute del paziente che nel vaccino per l’H1N1 hanno inserito senza alcuna remora:

  1. squalene: se iniettato può scatenare l’artrite reumatoide
  2. formaldeide, nota sostanza cancerogena e tossica per l’apparato riproduttivo.
  3. in particolare nel vaccino per l’H1 N1 sono state introdotte nanoparticelle in grado di penetrare nei linfonodi in pochi minuti, aumentando l’efficacia del veicolato ma che può dare reazioni avverse come: embolia polmonare, irritazione vascolare, flebiti e nella peggiore delle ipotesi scatenare una risposta immunitaria così violenta nell’ospite tale da ucciderlo, e le nanoparticelle una volta interagito con la struttura cellulare non possono più essere rimosse; la medicina moderna chiama eufemisticamente tale fenomeno una “reazione infettiva continua”.

Tutto questo ha suscitato nella mente delle persone sempre più confuse un’ipotesi fantasiosa ma credibile: “che si diffonda questa medicina per sani come veicolo di ‘qualcosa’, allo scopo di fermare la natalità, aumentare i malati, diminuire le pretese di trasparenza e di decisione partecipata, etc.”.

Tratto da “Polaris – la rivista n.1 – LA PRIMA VERA” – acquista qui la tua copia


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